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Domenico Zeni, Rivista della Guardia Nazionale di Trento nell’anno 1801, olio su tela, 1806. Trento, Palazzo Geremia

Da Trentino mese www.tm-online.it alcuni stralci di:

Cento ritratti dal vero di Roberto Pancheri il 15 Dicembre 2021


“Oggi alle quattro si misero in piedi 400 guardie nazionali, le quali ebbero il possesso della gran guardia dai francesi in piazza, e delle porte della città. Erano tutti pulitissimamente vestiti, aveano la cocarda principesca bianco e pavonaccia, lo schiopo, ed erano accompagnati da una esquisita musica, e preceduti dalla bandiera del nostro Principe, e Vescovo.
Vi fu un grandissimo concorso di tutta la città a questa sì nuova scena.
Il comandante era il Guarienti, e comandanti Malfatti, Foresti, Bortolazzi, Sardagna, Giovanelli”.

Di questo corpo militare volontario ci è giunto un documento visivo di straordinaria importanza. Si tratta di un dipinto su tela di grandi dimensioni (misura 190×370 cm), datato 1806, che raffigura una rivista della seconda compagnia della Guardia, sotto il comando del capitano Gasparo Bortolazzi, come spiegano le solenni didascalie latine, che si aprono nel cartiglio in alto al centro con questa scritta: “SIC ORA ET VESTES ATQUE ARMA URBANA TENEBANT / QUI BORTOLATI DE LEGIONE VIRI” (liberamente tradotto: questi erano i volti, le divise e le armi cittadine degli uomini della legione Bortolazzi).
Il dipinto è firmato dal pittore Domenico Zeni, nato a Bardolino nel 1762 e all’epoca residente a Trento, dov’era stato al servizio dell’ultimo principe vescovo Pietro Vigilio Thun (finirà i suoi giorni a Brescia nel 1819).

Lo scenario dell’avvenimento è la piazza del Macello Vecchio o delle Beccherie – l’attuale largo Carducci – così denominata dal macello civico che vi aveva sede. Sulla destra si erge l’austero palazzo Bortolazzi, con il caratteristico portale con balcone dal quale si affacciano tre figure femminili. Lungo la cortina di edifici sulla sinistra si nota, tra l’altro, l’insegna di una sala da biliardo.
Il dipinto costituisce una preziosa testimonianza dell’originario assetto urbanistico di quest’area della città, che subì pesanti rimaneggiamenti nel corso dell’Ottocento. Per conferire alla scena il massimo grado di solennità Zeni ha concepito una complessa cornice architettonica caricata in basso al centro dello stemma dei Bortolazzi.

Committente dell’opera fu lo stesso capitano Gasparo conte Bortolazzi (1767-1846), esponente di una famiglia trentina di recente nobiltà e titolare di una grossa manifattura di sete.